Da percorso di studi nato negli anni ‘60 per assicurare alle famiglie degli expats una continuità didattica, oggi l’IB si è evoluto di pari passo con il mutare delle esigenze e della società. Chi sceglie questo curriculum entra a far parte di una vera e propria comunità educativa globale che riunisce oltre 5.500 scuole e quasi 2 milioni di studenti. Ognuno di loro affronta le stesse sfide e gode degli stessi benefici, in un contesto che abbraccia 160 Paesi del Mondo e il cui denominatore comune è la medotologia Inquiry Based Learning. Ovvero un approccio pedagogico basato sull'investigazione, che stimola la formulazione di domande e azioni per risolvere problemi e capire fenomeni.
«In un contesto simile – ha spiegato Chiara Traversi - l’inglese non ha il semplice ruolo di lingua veicolare, ma si trasforma in un formidabile strumento di comunicazione - e inclusione - che supera i confini e dischiude infinite possibilità. In una parola, offre a ogni ragazzo la libertà di affrontare le scelte future, personali e professionali, senza limiti».
Nel programma IB, quindi, l’inglese è inteso non come una semplice “skill” finalizzata a trovare lavoro competitivo, ma anche come un mezzo di crescita individuale.
Il bambino che viene inserito precocemente in un contesto bilingue, inoltre, sviluppa meccanismi di assimilazione e apprendimento che restano per sempre e che sono determinanti anche nella sua evoluzione cognitiva.
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